
Idrocefalo
Idrocefalo dell’anziano, c.d. normoteso.
L’Idrocefalo è una condizione causata dallo squilibro tra la quantità di liquido cerebrospinale prodotta e quella effettivamente riassorbita , tale disequilibrio determina la dilatazione dei ventricoli con un’intermittente aumento della pressione intracranica, determinando il quadro di idrocefalo normoteso.
L’origine di tale patologia non è ancora chiarita in maniera esaustiva, anche se viene ipotizzata una genesi su base vascolare ed è tipico della età avanzata.
L’aumento della aspettativa di vita ha determinato un aumento delle osservazioni di tale patologia che oramai interessa circa il 15 % della popolazione anziana.
La corretta diagnosi appare cruciale nell’identificare quei pazienti che possono giovarsi del trattamento chirurgico.
I sintomi sono carattrizzati dalla cosiddetta triade di Hakin:
- disturbi della marcia, andatura a base allargata.
- incontinenza urinaria .
- disturbi cognitivi, caratterizzati prevalentemente da disturbi di memoria.
I disturbi della deambulazione sono I primi a manifestarsi ( 95 % dei casi); seguiti da segni di deterioramento cognitivo (80%) ed incontinenza urinaria (75%).
La diagnosi differenziale con patologie quali Malattia di Parkinson e la Malattia di Alzheimer ed altre sindromi che si presentano con decadimento cognitivo appare decisivo per individuare quei pazienti “responder” al trattamento di derivazione ventricolo peritoneale.
La diagnosi è sia clinica e strumentale; la RMN con sequenze in diffusione ADT, è l’esame di scelta che va correlato al quadro clinico ed ai test neuropsicologici , questi ultimi particolarmente utili nella diagnosi differenziale delle demenze.
Una ulteriore manovra più invasiva e il ” test di sottrazione” in cui tramite una puntura lombare si sottrae il liquor in maniera prolungata per 48 ore o attraverso singola puntura.
Tale sottrazione “mima” il funzionamento di una derivazione ventricolo peritoneale in modo tale da osservare eventuali miglioramenti in particolare per quanto riguarda la deambulazione, permettendo quindi di potere meglio individuare il paziente “responder” all’intervento derivativo.
Il trattamento chirurgico consiste usualmente in una derivazione ventricolo peritoneale con valvola programmabile ( in cui dall’esterno si possono modificare i gradienti pressori di apertura della valvola stessa). Più recentemente è stato proposto un intervento di “ventricolocisternostomia” per via endoscopica senza bisogno di impianto di sistemi protesici.
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Dr. Giorgio Callovini
Medico Chirurgo
Nato a Roma nel 1953, formatosi presso Divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale San Camillo di Roma.
Specializzato in Neurochirurgia all’Università Sapienza di Roma nel 1984.
Assistente neurochirurgo presso Divisione di Neurochirurgia Ospedale San Filippo Neri dal 1988, nel 1993 vince concorso ad Aiuto neurochirurgo: responsabile del servizio di Stereotassi nello studio – ricerca e cura delle
patologie cerebrali in area critica…